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Fiavè (immagine di sfondo pagina)

palafitte del lago di Ledro.
I resti dei pali che sostenevano le palafitte
Utensili per la tessitura.
 
I materiali archeologici sono esposti in un’unica vetrina di sette metri dedicata alle sette fasi di vita dei villaggi individuati a Fiavè.

Caseificio (Azienda Agricola) Fontanèl

Cascata Sajant

Chiesa parrocchiale dei santi Fabiano e Sebastiano di Fiavè

vista dall'alto del Castel Campo

Fiavè è un comune italiano di 1 118 abitanti della provincia di Trento in Trentino-Alto Adige.Non solo piste da sci o camminate. Una visita in Trentino può essere anche l’occasione per scoprire la vita quotidiana di oltre 4000 anni nel sito palafitticolo di Fiavè, uno dei più importanti d’Europa.

Si trova sulle sponde dell’antico lago Carera, che oggi è diventato una torbiera ed è molto interessante dal punto di vista culturale, soprattutto per la scoperta di numerosi elementi riguardanti la vita quotidiana, oggetti di uso comune appartenuti alle popolazioni che vissero in tali insediamenti.

E’ stata proprio la torba a permettere la conservazione dei reperti e del tessuto palafitticolo, rendendo, quindi, questa area archeologica, unica nel suo genere.

Ora, di seguito descriveremo in modo particolarmente dettagliato la storia e descrizione del biotopo Fiavè e la zona palafitticola di Fiavè.

 

Nel sito archeologico del Biotopo Fiavè si contano sette abitati situati in luoghi diversi e appartenenti a epoche differenti, essi sono tutti sorti sulle sponde di quello che un tempo era il lago Carera, prosciugatosi completamente con il passare degli anni.

I pali che sostenevano la parte di villaggio sull'acqua erano vincolati saldamente ad una struttura a reticolo di tronchi e travi posta sul fondo del lago e lungo la sponda. Il villaggio venne abbandonato a causa di un grande incendio che lo distrusse, si salvarono solo la parte sommersa e i reperti caduti in acqua. (Qui sotto a fianco l'immagine dei resti).

Gli scavi iniziarono alla fine degli Anni 60 intrapresi dall'archeologo Renato Perini, sono stati portati alla luce diversi abitati palafitticoli sia in acqua che all'asciutto appartenenti a varie epoche e con essi sono stati rinvenuti numerosi reperti archeologici in buona conservazione che risalgono al 2300 a.C.. 

Il primo insediamento è sorto sull'isoletta del lago e risale alla prima metà del IV millennio a.C. (tardo Neolitico), delle capanne si è conservata solo la sistemazione del piano pavimentale. Lungo la sponda sono state deposte grosse pietre, un reticolo di tronchi di larice e pino e un graticcio di rami, cortecce, ghiaia e terra in modo da prolungare artificialmente l'isola verso il lago e aumentare così la superficie a disposizione. Il terzo, quarto e quinto insediamento risalgono al periodo che va dal XVIII al XVI secolo a.C. (età del Bronzo antico e medio). Dei tre insediamenti è stata trovata una fitta selva di pali di larice e abete rosso infissi nella creta lacustre. Il sesto insediamento, come il primo, è sorto sull'isoletta e risale al periodo che va dal XV secolo a.C. (età del Bronzo medio) alla prima metà del XIV secolo a.C. Il villaggio era circondato da una palizzata, le capanne erano costruite sulla terra ferma oppure su piattaforme lungo la sponda del lago.

Il settimo insediamento si trovava sul Dos dei Gustinaci, una piccola collina situata al margine meridionale della torbiera. 
È stato popolato dalla seconda metà del XIV secolo a.C. fino al XVI secolo a.C. (età del Bronzo recente). 
Le capanne erano disposte regolarmente su terrazzi artificiali ed erano di forma rettangolare. 
È stata inoltre trovata una massicciata con cassoni in tronchi di legno colmati da pietrame sull'isoletta del lago risalente allo stesso periodo del settimo insediamento, non vi sono però tracce di abitazioni e non è chiara la funzione di questo manufatto.

L'attività di ricerca sulle palafitte di Fiavé continua anche al giorno d'oggi ad opera degli archeologi della Soprintendenza trentina, affiancati da esperti e studiosi che insieme compongono un'equipe multidisciplinare. La ricerca si concentra al momento, in particolare, sui pali che sono al centro di un progetto di studio per la loro conservazione condotto con il CNR IVALSA. L'alto valore scientifico delle palafitte di Fiavé è Ledro, già ampiamente riconosciuto a livello internazionale, è stato recentemente confermato dal Comitato del Patrimonio Mondiale dell'UNESCO. Sono 111 le aree archeologiche, fra le quali appunto anche Fiavé e Ledro, che insieme costituiscono i siti palafitticoli preistorici dell'arco alpino' inclusi nella Lista del Patrimonio Mondiale dell'UNESCO. I sei Paesi interessati sono, oltre all'Italia (con le regioni Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Provincia autonoma di Trento), Francia, Svizzera, Germania, Austria e Slovenia. Per l'Italia il progetto è stato seguito dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, che ha coordinato l'attività delle Soprintendenze archeologiche del Piemonte, della Lombardia, del Veneto, del Friuli – Venezia Giulia e della Provincia autonoma di Trento. I motivi della candidatura sono legati a diversi aspetti, a partire dalla scarsa rappresentanza, nel patrimonio mondiale, della preistoria, rispetto alla quale le palafitte costituiscono uno dei fenomeni più appariscenti, molto conosciuti dal grande pubblico e nel contempo ricchi di testimonianze di valore storico. I villaggi palafitticoli sono infatti una delle più importanti fonti archeologiche per lo studio delle comunità umane europee tra il 5000 e il 500 a.C. Le condizioni di conservazione in ambiente umido hanno permesso la sopravvivenza di materiali organici che contribuiscono in modo straordinario a comprendere il Neolitico, ovvero l'avvento delle prime società agrarie, e l'Età del Bronzo, caratterizzata dalla diffusione di tecnologie complesse come la metallurgia e gli scambi su lunga distanza, ed infine le interazioni fra gruppi umani e territorio a fronte dell'impatto dei cambiamenti climatici.

 

Fiavé è un paese di tradizione contadina, anche se negli ultimi decenni l’attività si è concentrata in un numero limitato di famiglie. Per decenni è stato sede di un importante Caseificio sociale, ora fusosi con Latte Trento, mentre sopravvivono altre realtà artigiane casearie, come il Caseificio Fontanél che propone all’interno di un’unica azienda una “filiera corta” dalla stalla alla trasformazione del latte.

Altro prodotto della tradizione di Fiavé è la patata.

Il turismo è in parte legato alla vicinanza delle Terme di Comano, la cui acqua ha delle proprietà scientificamente provate per la cura della pelle.

La zona, inoltre, si presta ad un turismo di dimensione familiare e alla pratica sportiva. Innumerevoli, infatti, sono i percorsi per mountain bike e per escursioni a piedi, presenti in Valle, inoltre Fiavé dispone di un campo da calcio regolamentare inserito nel verde, di un palazzetto dello sport dove si susseguono i camp estivi di volley e basket, oltre che di un polo invernale per la pratica del pattinaggio, dello sci di fondo e dell’ice kart.

La vera eccellenza di Fiavé è però il sito archeologico dove giacciono resti delle palafitte risalenti al 2300 a.C. Un sito che nel 2011 è diventato Patrimonio Mondiale Unesco, di cui sopra ne sono state descritte le sue caratteristiche.

 

Agli amanti della natura è consigliabile di raggiungere anche la suggestiva cascata Sajant a 1.000 m. di quota in una zona di pregio ambientale e paesaggistico, posta sul versante del Monte Cogorna lato ovest di Ballino raggiungibile a piedi, in trenta minuti circa. 

 

Nel Comune di Fiavè sono presenti numerose chiese. La più antica è forse la chiesa di Sant'Antonio Abate a Stumiaga citata per la prima volta nel 1482.

 

Vi sono poi la chiesa di San Biagio a Favrio costruita nel XVI secolo e restaurata nel 1978 e nel 2005, e la chiesa parrocchiale dei santi Fabiano e Sebastiano situata nella piazza principale di Fiavè, costruita nel 1885 al posto della precedente del '500.

Vi sono infine nel paese di Fiavè la chiesa di San Rocco e la chiesa di San Zenone e a Ballino la chiesa di Santa Lucia.

Vicino alla località Curè è situato Castel Campo, un antico castello medioevale menzionato per la prima volta nel 1163 ma ricostruito a causa di un incendio nel 1457. Dalla frazione di Ballino è raggiungibile a piedi tramite un sentiero la Camerona, una grotta con un vasto ingresso di 20 metri di larghezza e 12 metri di altezza e nei dintorni della frazione è presente anche una cascata alta circa 30 metri. Nel paese di Fiavè e nelle sue frazioni sono presenti inoltre molti ponti e portali di case rurali tipiche delle Giudicarie Esteriori.

 

Nel comune di Fiavè è presente il Museo delle palafitte di Fiavè che è dedicato al sito archeologico situato nel Biotopo Fiavè, di cui troverete alcune immagini alla fine della pagina.

 

Nella località Le Cornelle ha sede l'emittente radiofonica Radio DIGI-ONE.

 

Ci sono due personaggi noti anche in questo piccolo paese, legati per un qualche motivo al comune di Fiavè.

  • Lorenzo Guetti, curato e fondatore della Cooperazione Trentina;

  • Bernardino Dalponte, capo degli insorti del Tirolo meridionale (Trentino) nella rivolta anti-napoleonica (1796-1810).

 

Infine, per chiunque volesse visitare di persona Fiavè e le sue frazioni, dovete sapere che il comune è attraversato dalla strada statale 421 dei Laghi di Molveno e Tenno.

Galleria di foto del Museo delle Palafitte di Fiavè

Foto molto belle consegnatoci dallo stesso sindaco di Fiavè. A destra vista della vallata.

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