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Montedoro.......................................................

Montedoro (in siciliano Muntidoru o Muntiduru) è un comune italiano di 1.641 abitanti della provincia di Caltanissetta in Sicilia.

Il paese è situato a circa 80 km a sud-est di Palermo e a circa 20 km a ovest di Caltanissetta.

 

Il piccolo borgo venne fondato nella prima metà del 1600 dalla nobile famiglia degli Aragona Tagliavia, nel feudo Balattanza, per volere del principe di Castelvetrano don Diego Tagliavia Aragona Cortez.

Anticamente, il territorio di Montedoro, era un grande feudo chiamato balazza, proprietà dello stesso principe. La tradizione narra che tra la fine del 1500 el'inizio del 1600,un grande numero di contadini e di pastorisi stabilirono nel feudo degli Aragona , costruendo case e pagliai per abitarci con le proprie famiglie tanto che il suddetto Don Diego Aragona volle fondare un paese chiedendo l'autorizzazione a Don Ferdinando Afan De Ribera, Vicerè di Napoli e lungotenente di Sicilia.

Il 29 Marzo 1635, il Vicerè concesse a Don Diego la "LICENTIA POPULANDI" (permesso popolare). I primi abitandi di Montedoro Provenivano da Racalmuto, Grotte, Favara e Canicattì. nel 1946 il montedorese On. Calogero Volpe è stato eletto deputato all'Assemblea Costituente che ha approvato la Costituzione della Repubblica Italiana entra in vigore il 1 Gennaio 1948. Da quell'anno è iniziato un periodo di trasformazion, con la realizzazione delle opere pubbliche che mancavano nel paese.

 

Il nome Montedoro sembra derivare dal fatto che le colline circostanti in primavera si coprono di fiori campestri gialli.

Come in altri comuni della provincia, anche a Montedoro si conobbe tra l'Ottocento e la prima metà del Novecento il boom delle miniere di zolfo che però portò anche problemi.

 

Per oltre un secolo, a partire dal primo decennio del 1800, Montedoro visse una frenetica corsa all'oro giallo, allo zolfo cioè, su cui giaceva tranquilla e beata dalla sua fondazione, ignara dell'immensa ricchezza che si nascondeva nel sottosuolo. Dopo quella casuale scoperta gli abitanti "contadini" cominciarono a sognare di diventare "piccoli industriali", vista la facilità con cui quel prezioso minerale veniva alla luce. La corsa allo zolfo anticipò, per certi versi, la famosa corsa all'oro californiano, che avvenne nel 1848, in seguito alla scoperta di importanti filoni auriferi. Tante furono le applicazioni di questo minerale, ma soprattutto, ridotto in polvere, servì per debellare il terribile oidio che infestava le viti di tutta l'Europa. Dopo questa scoperta vi fu grande richiesta ed il valore commerciale dello zolfo salì alle stelle. Per oltre un secolo, infatti, la Sicilia divenne il primo produttore ed esportatore di zolfo al mondo, fino all'avvento dello zolfo americano, intorno al 1920, col conseguente crollo dei prezzi e la crisi irreversibile che ne seguì. In paese, come in tutto il "Vallone", arrivarono imprenditori, finanziatori ed anche faccendieri senza scrupoli, da ogni parte d'Italia e non solo. Fu un periodo di benessere per tutti o quasi, perché chi possedeva una piccola striscia di terra si armava di pala e piccone e cominciava a scavare nella speranza di trovare il filone giusto. Tanti dovettero disilludersi subito, sprecando tempo e denaro, ma tanti altri ebbero miglior fortuna.

 

Per meglio capire il fenomeno e rendersi conto dov'erano i buchi effettuati intorno al paese, bisogna osservare bene la cartina preparata dall'Ufficio Minerario di Caltanissetta nel 1904.

A beneficiarne maggiormente furono i grossi proprietari terrieri che poterono fare prospezioni ed aprire gallerie con ottimi risultati. In modo particolare i Caico (Franco prima e Cesare dopo), che già godevano di un certo benessere e che potevano investire discreti capitali negli scavi. Ma indirettamente tutta la popolazione che improvvisamente aveva trovato un lavoro molto redditizio, vista la richiesta di abbondante manodopera. Ma alla fine della bella avventura "nessuno si arricchì", come fa notare il Petix nelle sue memorie, sia perché le proprietà erano tante e piccole, sia perché gli strati zolfiferi non avevano una grande consistenza.

Nel corso di un decennio Montedoro si trovò circondata da un'infinità di piccole miniere, di gallerie che passavano il paese da una parte all'altra, di calcheroni che bruciando all'aperto il materiale infestavano di odori e fumi nauseabondi l'abitato, prima che venissero emanate disposizioni che stabilivano di mantenere certe distanze dalle case di civile abitazione. Poco mancava, insomma, che ognuno cominciasse a scavare pozzi e gallerie sotto la propria casa! In tanti veramente si trovarono la galleria sotto casa, e notte e giorno sentivano picconare sotto i pavimenti; vivendo col terrore di vedere crollare i propri muri. Tante furono le proteste e le denunce. 

Più avanti proseguiremo con le miniere di zolfo, ma ora parliamo dei monumenti e dei luoghi di vario interesse di Montedoro.

 

Fra i più importanti monumenti citiamo la Chiesa Madre eretta nel 1645, all'interno della quale spiccano quattro statue in cotto policromo.

La Chiesa Maria Santissima del Rosario è l’unica chiesa a Montedoro ed è sita in Piazza Europa nel cuore del paese.
Essa fu edificata nel 1645 per volontà di Mariano De Lucia e nel tempo ha subito diverse ristrutturazioni sia nel soffitto che nel prospetto, a causa delle lesioni dovute alle gallerie delle miniere scavate nel sottosuolo.
L’ultimo restauro ha tentato di portare la Chiesa ai suoi colori e forme originarie, esso è stato effettuato dalla Sovraintendenza ai bb.vv. aa. di Caltanissetta nel 1996.
Oggi, infatti, la Chiesa presenta un colore giallo delimitato da contorni bianchi delle colonne laterali.
Ai lati del prospetto due piccoli campanili si innalzano e fanno da cornice alla croce stilizzata posta sulla sommità principale.

Altro monumento di Montedoro è l'anfiteatro, di cui però non si trovano documentazioni, se non una sua foto.

L'obelisco è un monumento, su progetto del geometra Raimondo Maida,  realizzato in pietra di Comiso con un basamento sopra il quale insiste a forma di parallelepipedo, in forma scalare più piccola, un altro parallelepipedo che costituisce la base dalla quale si sviluppa l' obelisco dell’altezza di 5 m. che termina con una statua della Madonna. Alla base della colonna c’è questa epigrafe: "A Maria Immacolata Regina, Anno mariano 1954, per cooperazione dei fedeli ed in particolare dell’On. Calogero Volpe, del Cav. Salvatore Messana e della signora Volpe Licata Dorotea".

Come già scritto nella parte storica di Montedoro, le miniere di zolfo sono il luogo d'interesse più famoso di Montedoro.

Proprio per ricordare questo luogo (le miniere) è stato costruito un museo in loro nome.

Il museo delle zolfare è nato per valorizzare e proteggere il patrimonio storico-mineralogico del piccolo centro, trova la sua sistemazione sul Monte Ottavio, proprio all'ingresso del parco urbano di Montedoro, adiacente al Calvario, luogo di Culto tradizionale del paese. Entrando dal cancello principale, sul lato destro si può ammirare un complesso scultoreo, realizzato nel 1998 dagli studenti dell'accademia di Brera (MI), contente scene di vita quotidiana dei lavoratori della zolfare; tra le varie figure rappresentate si possono vedere due dei più importanti protagonisti della letteratura Siciliana: Luigi Pirandello e Leonardo Sciascia. Lungo la scalinata che porta all'ampio terrazzo sulla destra si trova una statua che ritrae Angelo Petix: scrittore e poeta montedorese. All'interno del museo troviamo dei plastici, realizzati nel 1995 con cura e dovizia di particolari dallo scultore Roberto Vanadia. Nei plastici, l'artista ha ritratto scene di vita lavorativa all'interno delle miniere di zolfo. Il primo pannello in particolare riprende uno scorcio del nostro piccolo paesino, con in primo piano la chiesa madre. Lo scultore nel realizzare l'opera ripercorre alcuni brani di Luisa Hamilton Caico, tratti da vicende e costumi siciliani, che accompagnano il visitatore lungo tutta la visita. al piano superiore, si possono osservare alcuni oggetti usati dai minatori durante il loro duro lavoro.

Come luoghi di interesse naturalistico, innanzitutto, c'è il Monte Ottavio.

Il Monte Ottavio, è la più alta collina del territorio di Montedoro. Si estende a Est dell'abitato e si prolunga da Sud a Nord per più di un chilometro. La punta a Sud (il Calvario), raggiunge i 469 metri, la cima più a Nord raggiunge i 511 metri: si tratta di una gobba che si erge verso la metà della montagna ed è la punta più alta del territorio. Il nome pare derivi da un fatto di sangue, avvenuto ai tempi della Masseria Balatazza, nel quale venne ucciso un certo Ottavio.

Questo Monte oltre a essere costellato da vecchie grotte e tombe antiche, è stato per anni sfruttato per l'estrazione dello zolfo, per questo motivo vi si trovano ancora numerosi ingressi di miniere ben conservati, ma pericolosi da esplorare, dato che non sono mai stati messi in sicurezza e quindi anche se parleremo di essi in questa pagine, ometteremo le indicazioni per raggiungerle, anche per il fatto che non vi sono viottoli, ma ci si deve arrampicare per vie impervie.

Alle grotte di cui vi parleremo, e che molti montedoresi conoscono, si può accedere abbastanza facilmente, tenendo sempre presente che il periodo migliore per una passeggiata resta quello pre primaverile quando ancora l'erba non tanto alta permette di procedere senza impedimenti e soprattutto ci si può accorgere per tempo delle varie buche che si trovano lungo il percorso.

Il viaggio inizia dalla scalazza. Percorrendo lo schienale del Monte Ottavio, in direzione Sud (verso l'osservatorio astronomico), nel punto in cui inizia la protuberanza del monte, si incontra una formazione gessosa con dei gradoni naturali, dai quali il luogo pare prenda il nome. Il passo della scalazza, stando a quanto dice il Petix nel suo "Memorie e tradizioni di Montedoro vol. 2", pare fosse l'unico passaggio che permetteva di attraversare il monte a cavallo; era da lì che passava anticamente la strada per arrivare a Serradifalco.

Lungo i ciglioni di gesso della scalazza si possono osservare alcune tombe a forno, chiamate anticamente dal popolo "grutti saracini", rivolte a Est e risalenti probabilmente al primo periodo dei sicani, che qui probabilmente insediarono il primo nucleo abitativo del nostro territorio.

 

La Grotta di Beniaminu si trova sempre nel lato Est del monte, essa è una delle tante grotte naturali che lo circondano, è sicuramente tra le meglio conservate. Questa grotta, pare prenda il nome, secondo il Petix, da un certo Giuseppe Bellanca di Beniamino, proprietario della terra dove sorgeva la grotta, da lui ampliata ad altre collaterali che hanno altre uscite. Questo fece si che durante la guerra diventasse un rifugio imprendibile. A quanto pare adesso questa grotta è diventata, non si capisce a che titolo, la grotta dei briganti, invece ipotesi molto più plausibile è quella che identifica con questa grotta la famosa grotta dell'eremita.

 

  Superata "la grutta di Beniaminu", proseguendo lungo il sentiero della scalazza si possono osservare disseminate lungo il pendio del colle tante tombe aforno, sempre esposte a Est.

La Grotta del Piliere è sicuramente la grotta più caratteristica che si può trovare nella zona, la sua particolarità sta nel pilastro centrale che sorregge la volta. Quasi sicuramente essa è il risultato dell'unione di due grotte adiacenti ad opera dei suoi abitanti: E' abbastanza alta e larga da poter ospitare uomini e animali, e da vista di chi si affaccia, la possibilità di godere della bellezza della campagna sottostante. Essa si trova sempre sul lato Est del monte, vi si arriva seguendo l'abbozzato sentiero della scalazza. Ubicata nella parte alta del monte, è più facilmente raggiungibile scendondo dall' alto dell'osservatorio comunale. Non è facilmente individuabile, pertanto alle volte ne risulta difficoltosa l'individuazione.

 

 

Scendendo dalla grotta del piliere, e proseguendo il giro del monte in direzione Nord si arriva ad un pianoro, abbarbicata sul lato Nord del monte e scavata nel gesso, si trova una tomba a tholos che pare risalga al periodo del medio bronzo. E' la tomba più recente del gruppo della scalazza e si è mantenuta perfettamente conservata. L'entrata mantiene ancora la sua forma rettangolare;sopra di essa si  trova un'altra tomba, probabilmente dello stesso periodo. Sfortunatamente la seconda non ha avuto la fortuna di conservarsi, a causa di frane e crolli che il monte ha subito con il passare del tempo. Molti chiamano la prima tomba con il nome di "grutta di lu rimitu" o dell'eremita: la leggenda vuole che essa fosse la dimora di un eremita. Ma tra la gente del paese vi sono pareri contrastanti sull'identificazione di questa tomba con la grotta dell'eremita, infatti nei vari giri effettuati per le campagne, alcuni abitanti riferiscono che in realtà essa si trovi poco più avanti o che sia crollata arrivando a noi solo un'acceno della sua esistenza, mentre altri ipotizzano e identificano la grutta di l'eremita, con la su descritta grotta di beniamino. Studiosi non sono ancora riusciti ad individuare esattamente gli ipotetici resti di tale grotta, ma sono sempre alla continua esplorazione della zona, basandosi sui racconti di anziani contadini e pastori che un tempo praticavano abitualmente quei luoghi.



Girando attorno al monte, nel versante Nord-Ovest, ci troviamo nel "chiarchiaro di pupiddu", (chiarchiaru: frana, pietraia). Detto chiarchiaro, a causa delle numerose frane avvenute nel corso degli anni, presenta diverse anfrattuosità, e tane difficili da raggiungere. In questo posto, nei mesi meno secchi sgorga ancora dalle rocce una polla d'acqua, che insieme ad altre della zona, garantirono ai primi abitanti del luogo una buona riserva idrica.

Montedoro ha solamente una frazione.

Nella frazione o località di Case sparse risiedono circa ventinove abitanti.

Feste e tradizioni a Montedoro

11 novembre 
Manifestazione religiosa: Festa di San Martino 
Ciclo lavorativo a cui la festa è legata: ciclo del grano 
Dolce tipico: “guasteddi” (frittelle di pasta di pane con zucchero e miele), vino novello.

• 8 dicembre 
Manifestazione religiosa: Festa dell'Immacolata 
•  Notturna di canti mariani per le vie del paese 
•  Messa solenne
•  Processione con la statua dell'Immacolata per le vie del paese
•  Banda musicale e fuochi d'artificio

• 12 dicembre 
Manifestazione religiosa: Festa di Santa Lucia 
Ciclo lavorativo a cui la festa è legata: ciclo del grano 
Manifestazioni popolari: sagra della cuccia ed accensione della tradizionale “vampa” in piazza Europa.

2 febbraio 
Manifestazione religiosa: Festa di San Biagio 
Ciclo lavorativo a cui la festa è legata: ciclo del grano 
Dolce tipico: “cuddureddi di San Vilasi” 

Domenica delle Palme 
Manifestazione: benedizione delle palme, canto dei lamentatori del “Gloria Laus et Honor” 

Giovedì Santo 
Manifestazione: liturgia in Coena Domini, la tavula nel salone parrocchiale, canto dei lamentatori del pange lingua e del giuda 

Venerdì Santo 
Manifestazione: processione dell'urna e dell'addolorata al calvario accompagnata dal canto dei lamentatori. In serata scinnenza del Cristo dalla croce e processione

Domenica di Pasqua 
Manifestazione: in piazza Umberto i tre viaggi di San Giovannino tra il Risorto e la Madre e successivo ncuantru al centro della piazza

18 giugno 
Manifestazione religiosa: Festa di San Calogero 
Ciclo lavorativo a cui la festa è legata: ciclo del grano 
Manifestazioni popolari: in mattinata benedizione dei pani devozionali in chiesa 

LUGLIO- AGOSTO MANIFESTAZIONE ESTATE MONTEDORESE 
Manifestazione: rappresentazioni teatrali, ballo liscio e latino in piazza, incontri culturali, mostre di arte varia, cinema all'aperto, gimkana automobilistica, estemporanea di pittura

•  Prima domenica di Agosto 
Manifestazione religiosa: Festa di San Giuseppe; tre giorni con processione della statua per le Vie dei Santi, banda musicale, fuochi d'artificio, concerto di musica leggera 

 

Festa dell'emigrato 

SETTEMBRE 
Manifestazione: Settimana della Musica 

Prima domenica di Ottobre 
Manifestazione religiosa: Festa della Madonna del Rosario 
Manifestazioni popolari: sagra della salsiccia; tre giorni con processione della statua per le Vie dei Santi, banda musicale, fuochi d'artificio, concerto di musica leggera. 

 

 

PIATTI TIPICI DI MONTEDORO

Purciddati é un dolce della tradizione popolare che si prepara con i seguenti ingredenti: 50gr di farina, 50gr di strutto, 1 uovo, 100gr di zucchero, scorza di un limone grattugiata, un bicchiere di latte, una bustina di lievito, 200gr di fichi secchi, 100gr di miele.

 

La Mbriulata é un dolce della tradizione popolare che si prepara con i seguenti ingredenti: un kilo di farina, acqua q.b. ed un cubetto di lievito. Lavorare la pasta e quando il composto risulterà omogeneo e duro farlo riposare per circa un’ora. Intanto soffriggere della cipolletta tritata, prezzemolo e 500gr di tritato di manzo e di maiale. A piacere aggiungere funghi e patate rosolate Spianare la pasta in un’unica sfoglia molto sottile e distribuire il condimento. Arrotolare delicatamente il tutto avendo cura che la pasta sia ben oleata. Piegare ed avvicinare le punte estreme del rotolo dando la forma di una ghirlanda. Infornare e cuocere per circa tre quarti d’ora.

Cassateddi di Ricotta é un dolce della tradizione popolare che si prepara con i seguenti ingredenti: 500gr di ricotta, 300gr di zucchero a velo, 150gr di frutta candita mista, 150 gr di pan di spagna, 100gr di cioccolato fondente, vaniglia, rhum.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I “Cuccureddi di San Vilasi”. Questi sono piccole rotelline di pasta non salate avente una forma di grande O non chiusa e con le estremità divaricate. San Biagio rappresenta il protettore dei malati di gola ed in antichità, per esprimere gratitudine della loro guarigione, i fedeli portavano tali dolci in Chiesa; quest’ultimi venivano benedetti e successivamente distribuiti agli abitanti del paese. Gli ingredienti per preparare i cuddureddi sono: acqua, farina di grano duro, scorza di un limone, olio d’oliva, zucchero, zucchero e cannella per cospargerli, olio di semi per friggerli. La preparazioni avviene con il seguente procedimento: portare quasi ad ebollizione in un tegamino l’acqua, la scorza del limone, lo zucchero e l’olio; quando si intravedono le prime bollicine aggiungere la farina e continuare a mescolare per due minuti; versare il composto in una ciotola e, dopo averlo fatto raffreddare, prenderne un po’ ed arrotolarlo per lungo; schiacciare leggermente al centro e tagliare le strisce in 7 cm circa; formare degli anelli e chiuderli all’estremità. Friggere per 5 minuti circa e servirli con zucchero mescolato alla cannella.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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ASD Montedoro: “Nel 1995 facevo parte di un gruppo di otto amici di Noci, già appassionati di atletica,che inizio a partecipare alle gare organizzate in tutta la regione, cominciando a respirare l'aria dell' agonismo su strada. In quegli anni ci si allenava presso una struttura sportiva "Villa Pace" ed in nome della nascente squadra podistica ci fu concesso dai dirigenti dell'allora palestra, che gestivano già una società sportiva prima tennistica e poi di calcio, intitolata ad una contrada della nostra cittadina.

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